“L’esperienza personale in un dato luogo, cioè dell’individuo che
abita, che si adatta allo spazio vissuto o che lo subisce, che ne connota il
senso elaborando una specifica territorialità, genericamente condivisa con
altri abitanti, o che le si oppone ponendosi così in uno stato di alienante
minoranza, sono aspetti molto significativi per accrescere la comprensione
delle reali dinamiche che governano l’evoluzione di ogni contesto geografico”. Questa
esperienza è l’origine del disagio, poi sfociato in indignazione, che ha mosso
Francesco Vallerani a scrivere il suo ultimo libro Italia desnuda. Percorsi di resistenza nel Paese del cemento,
appena pubblicato per i tipi della casa editrice milanese Unicopli.
Francesco Vallerani insegna
Geografia presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Da tempo dedica buona parte
della sua ricerca a tematiche di geografia storica, con particolare riguardo
alle secolari relazioni tra morfologie idrauliche e trasformazione dei
paesaggi, promuovendo la rete di ricerca “European Historical Waterways”.
Adottando i metodi dell’analisi geoculturale si sta occupando dell’evoluzione
recente dei quadri ambientali della diffusione urbana. Oltre a considerare i
processi culturali e gli esiti fisionomici prodotti dal vistoso consumo del
suolo che ha sfigurato il bel paesaggio italiano, ha affrontato il preoccupante
allargarsi di condivise geografie dell’angoscia, con particolare attenzione al
caso veneto, producendo un’ampia bibliografia.
Frequenti sono le sue incursioni nell’area istro-quarnerina anche con la promozione di stage didattici universitari nell’isola di San Pietro dei Nembi – Ilovik, quale esempio di un’insularità che tenta, avendone tutte le possibilità, di resistere alle lusinghe di una “valorizzazione” turistica forse ormai irrefrenabile nel bacino mediterraneo. Vallerani è uno dei componenti del comitato scientifico del WWF di Trieste.
Frequenti sono le sue incursioni nell’area istro-quarnerina anche con la promozione di stage didattici universitari nell’isola di San Pietro dei Nembi – Ilovik, quale esempio di un’insularità che tenta, avendone tutte le possibilità, di resistere alle lusinghe di una “valorizzazione” turistica forse ormai irrefrenabile nel bacino mediterraneo. Vallerani è uno dei componenti del comitato scientifico del WWF di Trieste.
Il Veneto, regione nella quale
Vallerani vive e lavora, è divenuto negli ultimi decenni il simbolo di una
trasformazione sconsiderata del territorio con lo sviluppo di paesaggi
dell’angoscia ovvero di caotiche poltiglie urbanizzate, con gli abitanti
preoccupati e malinconici per il degrado del vasto e prezioso patrimonio dei loro
luoghi amati.
Il pregio del libro sta, in
particolare, nella sua unicità nel panorama editoriale italiano. L’ Autore ha individuato
una vera e propria cerniera che lega indissolubilmente la cementificazione e il
consumo del suolo - temi frequenti nel
dibattito politico culturale di questi anni – con lo stato d’ansia divenuto in
breve tempo crescente diffusione di disagio e angoscia. Vallerani annota “quando i luoghi subiscono lesioni, è la
comunità che vede alterato il rapporto vitale che consente il riconoscimento identitario,
anche se il disagio psicologico viene avvertito dai componenti più sensibili
del gruppo”.
Il terzo capitolo del libro è una
sorta di repertorio di quella che il geografo veneto definisce, con una punta
di ironia, una sorta di “Accademia dei Disagiati”.
Scrittori, poeti, saggisti, “anime belle” che fin dall’immediato secondo
dopoguerra, tra fatto e finzione, manifestarono, con efficacia, un malessere
crescente. Con “elegante fermezza nelle
non certo eversive pagine” del Viaggio
in Italia Guido Piovene espresse la garbata aspirazione a un diverso modo
di fare territorio. Italo Calvino, testimone della rapida cementificazione
della riviera ligure, pochi anni dopo, bene la fece conoscere all’Italia intera
nel racconto lungo La speculazione
edilizia. Lucio Mastronardi, nei due libri Il Calzolaio di Vigevano e il Maestro
di Vigevano, nelle distorsioni sociali conseguenti al miracolo economico
individuò come cementificazione delle
menti la corsa ai “danè” di una comunità che sembra restare indifferente nei
confronti della preziosa personalità dei suoi luoghi. A queste voci seguiranno
quelle altrettanto inascoltate di Pier Paolo Pasolini, Giorgio Bassani,
Leonardo Borgese e Antonio Cederna. Vallerani include a pieno titolo in questa “Accademia
dei Sofferenti per il paesaggio” anche Salvatore Settis che, nel suo recente saggio
dedicato ai mali del paesaggio italiano Paesaggio
Costituzione Cemento, ha non solo ripercorso la storia della tutela delle
bellezze naturali del nostro Paese ma analizzato le relazioni tra degrado
ambientale e malessere esistenziale. Tema centrale, come abbiamo detto, di
questo accorato libro di Vallerani. Fu proprio quest’ultimo a farmi conoscere
il poeta Andrea Zanzotto che, nel dicembre del 2007, in una delle sue
ultime apparizioni in pubblico, nel castello di Susegana, lanciò l’ennesimo
appello a fermare la distruzione del nostro paesaggio.
Il Veneto rappresenta solo la
punta di un iceberg. Una regione geograficamente e culturalmente vicina alle
sponde orientali dell’Adriatico. Se gli investimenti immobiliari nell’area
istro-quarnerina sono stati sino ad oggi meno devastanti rispetto a quelli nel
litorale veneto lo si deve solamente all’incertezza politica che ha
caratterizzato gli ultimi anni della Jugoslavia di Tito e quelli che sono
seguiti alla costituzione delle nuove Repubbliche. Le imprese ora scontano gli
effetti della crisi economica e della bolla immobiliare che ha colpito l’Italia
e gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
L’Istria, con l’entrata in Ue
della Croazia, è, tuttavia, candidata ad essere terra di conquista
dell’imprenditoria veneta. Se questi “assatanati del cemento” non hanno avuto
alcuna remora nel distruggere il loro territorio rivolgeranno maggiore
attenzione a queste vicine regioni? Alla luce dell’esperienza italiana questo
pericolo potrà essere sventato solamente se i governi locali sapranno dettare
regole certe e la comunità costituire un
saldo presidio nella difesa del proprio territorio.
Francesco Vallerani
Italia desnuda,
Percorsi di resistenza nel Paese del cemento,Collana Lo scudo d’ Achille,
Scienze per l’uomo a dimensione storica, Unicopli, Milano, aprile 2013
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