Ogni anno in Europa spariscono sotto il cemento 1000 kmq di suolo fertile e il FVG è tra le regioni più cementificate d'Italia. Lanciata anche a Udine la petizione europea #people4soil per chiedere alla UE di proteggere il suolo con una direttiva.
Si è tenuta oggi – 22 aprile Giornata mondiale della Terra – a Udine la
conferenza stampa di presentazione nella nostra regione dell'Iniziativa dei
Cittadini Europei denominata People4soil, una raccolta firme promossa da
oltre 400 associazioni ambientaliste, per chiedere alla Commissione europea che
il suolo venga ufficialmente riconosciuto come patrimonio comune.
L'obiettivo della petizione è quello di raccogliere
almeno un milione di firme in 7 paesi della UE entro settembre. Per aderire
alla petizione si invita a contattare le varie realtà partner per informarsi su
quali siano le iniziative che vedano la presenza di banchetti dedicati. Oppure
firmare direttamente sul sito www.salvailsuolo.it
Infatti in Europa e in Italia non esiste una
legislazione organica che consenta di arginare il degrado del suolo. Questo oltre a fornire l'approvvigionamento
alimentare e le biomasse, garantisce un gran numero di servizi essenziali per
la vita, fra cui il sequestro di carbonio, la regolazione dei flussi idrici, la
limitazione alla propagazione di sostanze inquinanti nelle falde. Senza contare
le funzioni che consentono il mantenimento del paesaggio, della biodiversità,
ecc.
Ma esiste anche un'importanza economica: la
comunità scientifica ha valutato che i servizi ecosistemici forniti dal suolo
valgono oltre 55.000 Euro ad ettaro all'anno.
Il Friuli Venezia Giulia, secondo i dati dell'Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) è al 5° posto in Italia per
estensione del territorio cementificato, che costituisce quasi il 9% della
superficie, contro il dato medio nazionale del 7,6%.
Espansioni residenziali, aree produttive,
infrastrutture sono le cause principali dell'impermeabilizzazione del suolo. Ma
anche i centri commerciali, che fanno registrare in Friuli i valori più elevati
di metri quadrati di superficie della grande distribuzione organizzata ogni
1000 abitanti.
Eppure sono evidenti a tutti il gran numero di
edifici industriali, commerciali e militari dismessi.
Il consumo di suolo, seppur rallentato dalla crisi
economica, continua a crescere in Italia al ritmo di 35 ettari al giorno. Inevitabilmente non riusciremo a bloccare nel
futuro il consumo di suolo. La componente residua di consumo non evitabile
dovrà perciò essere compensata dalla ri-naturazione di un’area di estensione
uguale o superiore, che possa essere in grado di fornire i servizi ecosistemici
in precedenza garantiti dai suoli naturali. Un obiettivo da perseguire in
particolare nelle aree dismesse, se non destinabili o destinate a riutilizzo e
riuso. E' necessario porsi fin d'ora l'obbiettivo di azzeramento del
complessivo consumo di suolo entro il 2050.
Per un’azione efficace però non basta limitare e
regolamentare l’occupazione di nuovo territorio, ma è del pari indispensabile sviluppare e sostenere finanziariamente la
riqualificazione e rigenerazione del patrimonio edilizio esistente.
Oltre al recupero dell’edilizia
abbandonata bisogna perseguire il riuso delle
aree urbanizzate in abbandono (terzo paesaggio). I luoghi dell’abbandono
devono essere riconosciuti, raccontati, vivificati e nobilitati, prima ancora
di valutarne l’immediata spendibilità progettuale. Si tratta spesso di luoghi
caratterizzati da architetture di interesse storico-tipologico e dotati di
potenziale ecologico e di biodiversità.
Nessuna attuazione di processi di
rigenerazione e riuso può astrarsi dalle condizioni reali specifiche di questi
luoghi. Diventa dunque fondamentale riconoscere e conoscere questo paesaggio
critico per poi giungere a idee di valorizzazione e di riconnessione di tali
luoghi ai contesti urbani limitrofi, al fine di innescare a cascata processi
virtuosi di rivitalizzazione e riqualificazione.
Le pratiche di rigenerazione urbana e territoriale
sono infatti di fondamentale importanza per diminuire il consumo di suolo.
Le seguenti associazioni
Legambiente, INU, FAI, WWF, Coldiretti,
Slow Food,
Associazione per l'Agricoltura
Biodinamica, AIAB-APROBIO, ACLI
invitano pertanto a sottoscrivere la petizione in
occasione delle iniziative che ogni singola associazione ha in corso o in programma oppure a firmare direttamente sul sito www.salvailsuolo.it per fare in modo che il suolo
venga ufficialmente riconosciuto come patrimonio comune.
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